L'emigrazione in America tra la fine dell'800 e l'inizio del 900

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1. La nave "America" - 1908 (ellisisland.org)

Dalla fine dell'800 in poi, milioni di italiani per la maggior parte contadini, provenienti non solo dal meridione, ma anche da regioni del nord,  presero la nave per andare negli Stati Uniti d'America, oppure in altri paesi in via di sviluppo e bisognosi di manodopera, come l' America latina ( Argentina, Venezuela, Brasile ecc..), il Canada e l' Australia.  Il primo periodo di forte emigrazione si manifestò tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 (1880-1930). Nel primo decennio del nuovo secolo, l'Italia perse più di due milioni di abitanti. Lo scoppio della prima guerra mondiale, interruppe il movimento migratorio durante  il  conflitto, ma  il flusso  verso le  terre straniere riprese subito dopo la fine. 

Dal 1931 ci fu un secondo arresto, dovuto prima di tutto agli Stati Uniti d'America, che limitarono il numero di emigranti ammessi e poi anche dal nostro governo che frenò l'emigrazione all'estero in quel periodo.  Durante il secondo conflitto mondiale, l'arresto del flusso migratorio fu ancora più cospicuo, questo era dovuto al fatto che i cittadini italiani residenti in alcuni paesi stranieri, venivano considerati "nemici", poichè l'Italia era considerata un nemico politico da combattere. La seconda ondata di emigrazione, ci fu subito dopo il II conflitto mondiale, tra il 1946 e il 1971, l'emigrazione in questo periodo riprese considerevolmente, continuando a registrare la perdita di intere generazioni di lavoratori. Tra la fine dell'800 e l'inizio del 900, milioni di emigranti, partirono principalmente dai porti di Genova, Napoli e Palermo e con minore frequenza anche da altri porti italiani.  Si partiva preferibilmente nei mesi meno freddi (da Marzo ad Ottobre) e soprattutto  nei  mesi estivi, ma molti italiani, affrontarono  il viaggio  

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2. Immigrati a bordo - 1892 (ellisisland.org)

anche nei  mesi più freddi come Dicembre, Gennaio e Febbraio. Arrivavano al porto in treno, che molti vedevano per la prima volta come anche la nave e perfino il mare.

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3. Ellis I. vista dal traghetto (ellisisland.org)

C'era chi partiva solo, chi portava con se un famigliare (o tutta la famiglia) e chi salpava con altri paesani, comunque, durante il viaggio, gli italiani si raggruppavano, i casolani per esempio, viaggiavano vicino agli abitanti dei paesi limitrofi (se ce n'erano), oppure, con altri abruzzesi  incontrati alla  stazione o al porto di Napoli o sulla stessa nave.   Era di fondamentale importanza restare uniti e non perdersi mai di vista, neppure dopo essere scesi a terra. Solo muovendosi in gruppo, abitando in gruppo nello stesso quartiere o nello stesso locale in disfacimento,  andare a lavorare in gruppo, magari nello stesso cantiere, si poteva superare quel senso di solitudine e di smarrimento  che  gravava  su ognuno di loro in quel paese così lontano e così diverso, di cui non conoscevano neppure la lingua.  

Un documento dell'ufficio emigrazioni,  parte  integrante  del  registro degli emigranti, nel rilasciare informazioni circa il paese di provenienza del passeggero, fa una precisa e netta distinzione tra l'italiano del nord e  l'italiano del sud, tant'è che nello stesso registro, in una delle 29 colonne da riempire con le informazioni del passeggero, oltre alla nazionalità italiana, alla città ed alla provincia, se ne specificava anche l'appartenenza al nord o al sud. La discriminazione dunque, si imbarcava con loro e non li abbandonava neppure a terra, dove i datori di lavoro, preferivano un italiano del nord piuttosto che un meridionale.  La localizzazione del porto di partenza dall'Italia,  era un  primo filtro della distribuzione della popolazione italiana di  diversa  provenienza su ogni nave,  

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4. L'arrivo a Ellis Island - 1898 (ellisisland.org)

poichè, dalle regioni del nord partivano prevalentemente dal porto di Genova  (anche se molti   s'imbracavano anche dal porto di Napoli), quelli del centro e del sud invece, partivano principalmente da Napoli ed anche da Palermo.    

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5. I bagagli al museo di Ellis I. (ellisisland.org)

I controlli sugli emigranti iniziavano dalle città di partenza, erano necessari alcuni giorni per poter effettuare tutte le visite mediche ai passeggeri prima di salpare dal porto. Così, l'abruzzese Pascal D'Angelo (leggi») , nel libro "Son of Italy" descrive il suo viaggio iniziato nel mese di Aprile del 1910: <<Un incaricato della compagnia marittima aveva organizzato tutto per noi. Ci prelevò conducendoci in una pensione dove  avremmo atteso  il giorno della partenza del piroscafo. Lì ci sottoposero immediatamente a una visita medica. Valutarono con molta perizia che avessimo denti e occhi sani, mostrandosi invece del tutto indifferenti verso la quantità di denaro che portavamo con noi. I controlli si ripeterono per tre giorni consecutivi, per tutto il tempo che dovemmo trascorrere a Napoli in 

attesa che il quarto giorno arrivasse e che il "Cedric" salpasse dal porto. Quel momento era ora vicino. Circondati dai bagagli facevamo la fila per salire a bordo. Con l'animo invaso dallo sgomento e da un senso di cattivo presagio misi piede sul gigantesco bastimento di acciaio. Sconcertato mi chiedevo come avrebbe fatto a stare a galla per molti giorni quel coso enorme. Saliti a bordo, data l'ora ormai tarda, mangiammo solo qualcosa in fretta e poi ci ritirammo nei nostri alloggi per la notte. Dormimmo su cuccette di ferro, giù nel ventre della nave. Accanto a me un uomo esclamò, "A quest'ora abbiamo già oltrepassato la Sardegna."

"Dio del cielo! Come può essere?!" commentò un altro. "Dio del cielo!" pensai io, "Come può essere che abbiamo già oltrepassato la Sardegna, qualunque cosa essa sia. Ricordo come in sogno lo scintillio delle acque attorno allo Stretto di Gibilterra e i venditori di arance che si accostavano alla nave con le loro piccole imbarcazioni. >>.        L'attraversamento dell'oceano, partendo dall'Italia, durava dai 12 ai 13 giorni, quasi tutti viaggiavano in terza classe, dove si dormiva in cuccette di ferro e si mangiava zuppa (in prima classe invece, venivano serviti piatti preparati dagli chef). Quando il mare era calmo i pesci diventavano i veri protagonisti di quel lungo viaggio, attori indefessi al cospetto di un pubblico speciale, la cui platea era semplicemente un ponte di terza classe. 

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6. La sala di registrazione (ellisisland.org)

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7. Sala da pranzo - 1902 (ellisisland.org)

Nei giorni di pioggia invece, lo spettacolo più affascinante, era la comparsa dell'arcobaleno che si specchiava nell'oceano. Quando infuriava la tempesta e la nave era in balia delle acque, i passeggeri, in preda al panico, restavano sottocoperta, stipati lì fino alla fine della bufera. La conversazione era un'altro modo per ingannare il tempo, l'approfondimento delle conoscenze, consolidava quell'amicizia in seguito necessaria ed utile per affrontare insieme e tutti uniti, un mondo così diverso da quella cultura che avevano appena lasciato alle spalle.  Sul ponte di terza classe, s'improvvisavano perfino gare, come la gara dei mangiatori di spaghetti afferrati con le mani legate, oppure ci si divertiva con il "gioco del barile" ed altri passatempi simili. 

Una scena di vita a bordo, ce la racconta ancora una volta Pascal D'Angelo, nel suo libro autobiografico sopra citato: << La traversata fu un incubo di tanto in tanto rischiarato da momenti di raro splendore. Oltrepassammo le Azzorre, giocattoli galleggianti su cui apparivano altri giocattolini a forma di case e di mulini a vento. Non appena svanirono sotto il sipario dell'orizzonte, un tremendo temporale si abbattè su di noi. Come topi in trappola ci toccava stare sottocoperta, le nostre vite affidate a mani sconosciute. Devo confessare che ero terrorizzato, e al pari di me, molti altri compagni che pure viaggiavano in terza classe. Sentivamo tutto il peso della nostra impotenza.

Il piroscafo sbandava incessantemente. Per cena ci servivano piatti di zuppa per nulla allettante, che veniva sbattuta davanti a noi in malo modo, dopo aver compiuto chissà quali peregrinazioni. Ma la fame non era certo il primo dei nostri pensieri durante quel terribile temporale. Per quel poco che ci era dato di notare dai violenti spruzzi d'acqua contro gli oblò, fuori si stava scatenando la furia degli elementi. Un uomo, preso da ansia incontenibile, forse nell'eccitazione di cercare una possibile via d'uscita, disserrò l'oblò e si affacciò fuori. All'istante un violento getto d'acqua luccicante si riversò all'interno. Due marinai si precipitarono verso di lui imprecando furiosamente. L'uomo li vide e si mise a protestare. I due sbraitavano. L'uomo cacciò fuori un coltello. Altri si fecero attorno per dividerli.

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8. Il pranzo a Ellis Island (ellisisland.org)

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9. Visita medica (ellisisland.org)

E fuori il fragore delle onde faceva da sottofondo a quell'incredibile baraonda. E lì ci baloccammo con uno dei nostri passatempi preferiti: guardare i pesci. Alcuni di noi gridavano, "Guarda i pesci!"  "Dove? Dove?" E tutti ci precipitavamo verso quel punto.  Con la bocca spalancata a penzoloni verso il basso,  restavamo ad  osservare le giocose acrobazie degli sfavillanti delfini che scortavano il piroscafo.  Talvolta ci seguivano per miglia e miglia e così per molte ore restavamo a guardare le bellissime creature in quel mare che per un po' smetteva di farci paura. Il giorno in cui finalmente giungemmo in prossimità della baia di New York c'era foschia, era troppo tardi per entrare in porto. 

Già da alcune ore si erano cominciate a vedere qua e là le macchioline bianche di piccole imbarcazioni a vela, poi finalmente, rischiarata dal crepuscolo, una striscia di terra aveva fatto capolino, lentamente inghiottita da una cortina di nebbia scura.

Tuttavia era terra...era l'America! L'angoscia che ci aveva assillati lungo tutta la traversata di quell'immenso oceano si dissolse in fretta sollevandoci il cuore. Ora gironzolavamo festosi sul ponte. Alcuni di noi che c'erano già stati cercavano di indicarci Coney Island, ma non ci riuscivano. I nostri alloggi si riempirono di chiacchiere e confusione. Parlavamo tutti insieme. Poi lentamente sulle nostre  voci si stese un velo di silenzio.  Un dubbio orrendo si era fatto tra i molti pensieri: chi di noi poteva sapere con certezza se sarebbe stato ammesso in America, o piuttosto rispedito indietro come presenza indesiderata? Sbarcati a Ellis Island, fummo sottoposti a ispezioni e visite mediche. Non ricordo di aver subito alcuno dei soprusi o maltrattamenti di cui vanno lamentandosi molti immigrati  dalla pelle 

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10. Prova di capacità mentale (ellisisland.org)

delicata. E comunque, il 20 Aprile del 1910 io e mio padre, assieme ad un gruppetto di compaesani, ottenemmo il permesso do sbarcare in America!>>

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11. Registro passeggeri pag.1 (ellisisland.org)

Vladimir Majakovskij nellibro "America", descrive una delle sue esperienze  a bordo, durante i 18 giorni di navigazione dalla Russia verso il Messico. Sono scene di vita vissute in un periodo di intensa attività, durante il quale, compì numerosi viaggi all'estero (nel 1925 fu in America). Ecco uno stralcio significativo tratto dal libro sopra citato, in cui fa una descrizione delle classi a bordo: << Le classi sono proprio classi. Nella prima, mercanti, fabbricanti di cappelli e di colletti, artisti arrivati e monache. Gente strana: rappresentanti di ditte francesi con passaporti paraguayani o argentini, di nazionalità turca, che parlano solo inglese e vivono sempre in Messico. Sono i colonizzatori dei nostri giorni, tipi da Messico. Come un tempo i compagni di viaggio e i discendenti di Colombo spogliavano gli indiani in cambio di paccottiglia  da quattro soldi, così adesso nelle piantagioni dell'Avana spezzano la schiena  ai pellerossa in  cambio di  una cravatta rossa 

che inizia  il negro alla civiltà europea. Stanno per conto loro. E se vanno in terza o in seconda, è solo per correre dietro alle belle ragazze. Seconda classe: modesti commessi viaggiatori, artisti alle prime armi, intellettuali che picchiano sulla Remington. Senza farsi notare dai giovani ufficiali di bordo sgusciano sui ponti di prima classe. Poi si raddrizzano e restano impalati con l'aria di dire: ebbene, cosa ho di diverso? Ho lo stesso colletto, e pure i polsini! Ma li sorprendono e senza tante cerimonie li invitano a tornarsene al loro posto. La terza classe riempie le stive.Gente che viene dalle Odesse di tutto il mondo in cerca di lavoro: pugili, investigatori, negri. Questi non cercano di intrufolarsi sui ponti superiori. A quanti si affacciano dalle altre classi domandano con cupa invidia: "Avere giocato a préférence?" Si leva di qui un tanfo pesante di sudore e stivali, un lezzo acidulo di pannolini messi ad asciugare, lo scricchiolio delle amache e delle brandine  disseminate  per

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12. Registro passeggeri pag.2 (ellisisland.org)

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13. Monumento nazionale (ellisisland.org)

tutto il ponte il pianto  convulso dei bambini e i  bisbigli, in un quasi russo, delle madri che cercano di calmarli: "Finiscila, tesoruccio, su, smettila di frignare." La prima classe gioca a poker e a madjong, la seconda gioca a dama e suona la chitarra. La terza, invece, mette un braccio dietro la schiena e chiude gli occhi, mentre da dietro, con tutte le forze, le colpiscono il palmo della mano: si deve indovinare chi è stato a picchiare di tutta la banda. Se si indovina, chi ha dato il colpo prende il posto di chi lo ha preso. Consiglio questo gioco spagnolo agli studenti. La prima classe vomita dove vuole, la seconda sulla terza, e la terza su se stessa. >>

Melania Mazzucco nel suo Romanzo "Vita", racconta la storia di due ragazzini realmente esistiti emigrati in America nel 1903, Diamante (suo nonno) e Vita, che partiti da Tufo di Minturno allora in provincia di Caserta (oggi di Latina), affrontano partendo da Napoli, da soli la traversata verso l'America, nascondendosi prima  in una scialuppa (nella quale rimasero stretti col timore di essere separati e finire " ...la sotto. Chiusi in prigione"), poi, abitando le stive della nave, insieme a migliaia di altri emigranti. Dopo giorni di navigazione, finalmente l'arrivo ad Ellis Island (clicca») dove sbarcavano dodicimila stranieri al giorno: <<Tutti si cercano, si chiamano in dozzine di lingue per lo più ignote, aspre e gutturali. Tutti hanno qualcuno che è venuto a prenderli, o li aspetta al molo, un indirizzo scarabocchiato su un foglietto - il nome di un parente, di un connazionale, di un padrone. La maggior parte ha anche un contratto di lavoro. Ma tutti lo hanno negato. Così bisognava. E in verità la seconda cosa che Diamante ha fatto in America è stata di raccontare una storia. E nemmeno questo gli era mai capitato prima. Insomma, in un certo senso ha mentito. Funziona così.

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14. Un casolano a New York (1914)

A Ellis Island gli americani ti rifilano una serie di domande - una specie di  interrogatorio.  L'interprete - un tizio perfido, un vero acciso che deve aver fatto carriera esercitando il proprio zelo contro i suoi compatrioti - ti spiega che devi dire la verità, solo la verità, perché in America la menzogna è il peccato più grave, peggio del furto>>. 

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15. Una famiglia abruzzese emigrata nell'Hoio

Si lasciava l'Italia per cercare un'esistenza migliore, abbandonando la propria città, il proprio paese, la famiglia, la casa, il lavoro dei campi e conservando nei ricordi le proprie tradizioni, la propria cultura e la propria lingua, andando nei paesi stranieri a lavorare nei cantieri a costruire strade, ponti, ferrovie, grattacieli. Lavorarono anche nelle fabbriche, nei campi e persino nei deserti per trasformali in terra fertile.  Era una vita dura quella degli emigranti, poichè la fatica non era giustamente retribuita, tuttavia, molti rimasero lì, prendendo la residenza del paese di cui erano ospiti, facendosi raggiungere dal resto della famiglia, che prima di partire era costretta a vendersi tutto. 

Le donne rimaste in Italia, oltre a vivere il dramma della separazione, dovevano provvedere a loro stesse, ai figli ed agli anziani, lavorando principalmente nei campi ed aspettando i soldi inviati dall'America, che spesso non erano sufficienti per provvedere ai bisogni della famiglia. Quando si scriveva dall'America, almeno una volta, s'inviava una foto alla moglie rimasta in Italia, o ai parenti, se si partiva insieme alla famiglia. Per mettersi in posa s'indossava il vestito buono e ci si recava presso uno studio fotografico come quello del fotografo italiano Luigi Favata,  che esercitava a New York in via Mulberry Street .  Le lettere che arrivavano dall'Italia invece, parlavano di salute, di stagioni, di raccolti, di bestiame e degli ultimi avvenimenti del paese. 

Tra gli scrittori italoamericani di origine abruzzese emigrati direttamente in America, o figli di emigranti, che di italiano hanno solo il nome, ma che hanno ugualmente diffuso con i propri scritti,  frammenti di cultura italiana spesso vissuti indirettamente attraverso i racconti dei propri nonni o genitori abruzzesi, abbiamo: Pascal D'Angelo (1894 - 1932) lavoratore-scrittore, autore di "Son of Italy" che quando emigrò da Introdacqua (AQ) nel 1910, sapeva appena scrivere l'italiano.  (leggi»);   John Fante (1909 - 1983), autore di numerosi romanzi e racconti, figlio dell'abruzzese Nicola Fante di Torricella Peligna provincia di Chieti (un muratore che partì nel 1901 per raggiungere il padre Giovanni Fante -arrotino- che si trovava già da alcuni anni in America); Pietro Di Donato (1911-1992), lavoratore-scrittore come Pascal D'Angelo, figlio di un muratore abruzzese, fu costretto a diventare muratore anche lui dopo la tragica morte del genitore, in un periodo in cui era disoccupato, scrisse il suo primo racconto "Christ in Concrete" pubblicato per la prima volta nel 1939, l'ultima sua opera "The American Gospels" è stata scritta poco prima della sua morte avvenuta nel 1992. Di Donato era uno scrittore che, non perseguiva il "sogno americano", poichè, non accettava quel modello capitalista che  annientava la  cultura d'origine 

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16. Figli di abruzzesi emigrati in America

della famiglia italo-americana, il suo rifiuto per questo tipo di civiltà, lo rivelava nei suoi scritti attraverso il mito tradizionale di Cristo; Dominic Candeloro (nato nel 1940) figlio dell'abruzzese  Ludovico Candeloro (che nacque nel 1898 a Pianibbie-Ripitella frazione di Casoli (CH) emigrato nel 1922) e di Iolanda Giannetti (nata ad Amaseno in  provincia di Frosinone), scrittore, autore di molti testi tra i quali “Italians in Chicago”, "Gli italiani nei sobborghi: Chicago Heights, 1890-1975" (leggi»)

     La gentile collaborazione di Dominic Candeloro, e l'esistenza del sito ellisisland.org , hanno reso possibile l'elaborazione delle seguenti pagine» che ricompongono l'intera lista dei casolani emigrati in America dal 1892 al 1924, dando  la  possibilità  di  rintracciare  le  informazioni  del proprio progenitore emigrato in quest'arco di tempo anche in presenza di errori di trascrizione di nomi e congnomi.
     Per accedere
alle informazioni del passeggero, bisogna cliccare su "view" in corrispondenza delle colonne (notizie passeggero, registro passeggeri, copia registro, annotazioni, la nave), sarà così possibile dopo aver inserito "username" e "password" nella pagina del login, visualizzare anche il registro originale» con tutte le annotazioni sul passeggero (residenza, stato di salute, statura, età, sesso, colore degli occhi e dei capelli, occupazione, destinazione , ecc...) . Per poter inserire  "username" e "password" nella pagina del login, è necessario prima  iscriversi gratuitamente al sito www.ellisisland.org

Maria C. Ricci

Casoli 06-08-2005


                                       Community: Forum Emigrati»

                                         Blog: Emigrazione»

Raccolta di documenti e foto

Tutti possono inviare documenti, foto, testimonianze e racconti, che ricostruiscono un frammento di storia familiare, scrivendo a : redazione@casoli.org, oppure usando l'area commenti in fondo a questa pagina o il Forum "Emigrati" , aperto per favorire la ricerca delle proprie radici e consolidare i legami con la propria città d'origine. 
Si ringrazia anticipatamente, tutti coloro che vorranno collaborare ad arricchire questa sezione dedicata all'emigrazione in America. 

Documento inserito il 12-11-2005

Passaporto di De Luca Addolorata del 09 Agosto 1913. Documento ricevuto dalla famiglia Dell'Orefice residente in USA. Clicca sulle immagini per ingrandire.

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Sezione: I casolani in America

I casolani in America, è una pagina creata il 06-08-2005


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Messaggio n.19

Cerco un parente in U.S.A. so solo che si chiama Aquilino ed ha origini in Troia (Foggia). So che è stato a Foggia ma non ci siamo potuti incontrare. Noi non parliamo Inglese. Saremmo felici di avere almeno una sua foto a questo indirizzo. Via San Giovanni Bosco, 1/D - 71122 Foggia Tel.324/5656986, oppure 329/2189656 sorriso

data: Monday, 13 October 2014 - 10:06:02 PM

Messaggio n.18

sorriso eccellente strumento di ricerca delle nostre radici lontane ,mi piacerebbe realizzare qualcosa del genere per il paese dei miei nonni, come posso fare?

data: Monday, 11 August 2014 - 06:48:35 PM

Messaggio n.17

cerco discendenti famiglia mantini e cesaroni partiti nel 1924 circa forse prima o dopo miei zii si chiamavano altarina lucia amedeo cesaroni luigi

data: Friday, 19 July 2013 - 09:55:35 PM

Messaggio n.16

sorriso mio nonno partì per l'argentina nel 1913, non so da quale porto, ultimamente avevo sperato di ritrovare le mie radici argentine. Sto ancora cercando una certezza : ho trovato una presunta sorellastra di mio padre che ha 81 anni, ma lei certe cose non le ricorda, io spero che si apra e si confidi, sempre se è mia parente, sembrerebbe che mio nonno in argentina abbia cambiato il suo Nome da Guglielmo a Josè. Adesso è morto all'età di 95 anni ed è sepolto nel cimitero di Norbeto de la Riestra in Provincia di Buenos aires. si è risposato due volte e ha avuto 11 figli in Argentina, in Italia ne aveva già 3 compreso mio padre Giuseppe, sempre se queste notizie siano confermate con i fatti o con documentazioni.

data: Wednesday, 09 May 2012 - 08:10:21 AM

Messaggio n.15
autore: casoli.org
e-mail: info@casoli.org

Si informa tutti coloro che cercano parenti emigrati da altre localita', che questa sezione si occupa solo dei casolani emigrati in America. Per qualsiasi ricerca inerente persone emigrate da altri posti, si consiglia di accedere direttamente sul portale www.ellisisland.org.
Grazie.

data: Saturday, 04 February 2012 - 06:56:03 PM

Messaggio n.14
autore: monica fabris

Grandi!!!
Great job!
Proud to be Italian! sorriso

data: Saturday, 04 February 2012 - 04:53:09 PM

Messaggio n.13

Ho un mucchio di notizie riguardanti l'andata di mio nonno in America, e so per certo che è partito da Monforte S. Giorgio (Me) nell'aprile del 1913, all'età di 25 anni (era nato i 1 dic. 1883), ma non conosco il nome della nave con cui è partito arrivando poi a New York, so però che era l'ultima nave che salpava prima dello scoppio della guerra del 1915. Potete aiutarmi. Se si, grazie immensamente.

data: Monday, 23 January 2012 - 10:15:57 AM

Messaggio n.12
autore: antonio

Per cortesia, mi aiutate a rintracciare la destinazione di un mio prozio partito dal porto di Napoli nel 1930,o 1931 per l'America.
si chiamava Ippolito Angelo Antonio e aveva all'epoca circa 18 anni.
Cordialmente : Antonio Sgarra sorriso

data: Sunday, 18 December 2011 - 12:49:03 PM

Messaggio n.11
autore: webmaster

Si informa tutti coloro che cercano parenti emigrati da altre località, che questa sezione si occupa solo dei casolani emigrati in America. Per qualsiasi ricerca inerente persone emigrate da altre località, si consiglia di accedere direttamente sul portale www.ellisisland.org.
Grazie.

data: Sunday, 19 June 2011 - 04:51:18 PM

Messaggio n.10
autore: Luis Degange - Svizzera
e-mail: none

Complimenti!!! Sono arrivato per caso alla vostra pagina, e grazie a voi ho trovato mio BISNONNO Pietrantonio De Luca su una lista di sbarco negli Stati Uniti! Avete fatto un gran bel lavoro aggiornando le liste con i nomi corretti, altrimenti non sarei mai riuscito a trovarlo. E' stata una grande emozione. Grazie ancora, e continuate così. occhiolino

data: Wednesday, 03 January 2007 - 02:50:13 PM

Messaggio n.9

Bellissimo sito. Sono molto interessato all'argomento e sto girando per ellisisland.org in cerca di materiale. Ho realizzato un sito sul mio paese nell'entroterra genovese e anche se c'è molto lavoro da fare sono riuscito a contattare qualche discendente di emigrati del luogo (potete leggere sul guestbook le loro mail..). Il sito è nato come memoria storica del paese, della vita contadina di un tempo (usi e costumi). per ora nn c'è molto ma ogni tanto ci lavoro per aggiornarlo e accrescerlo. Magari andrò a vedere le partenze da Genova negli archivi ma so che tanti sono emigrati per l'America del sud e quindi è più difficile rintracciarli perchè non c'era l'organizzazione che c'era in quella del Nord dove venivano appunto registrati... se avete suggerimenti.. visitate il sito www.clavarezza.it e scrivetemi... grazie e ancora complimenti

data: Wednesday, 08 March 2006 - 04:14:10 PM

Messaggio n.8
autore: commander roma
e-mail: none

Molti complimenti per il suo sito e per questo articolo.

data: Wednesday, 21 December 2005 - 01:00:27 PM

Messaggio n.7

Gent.mo Prof. Juliani,
lei è troppo gentile, il mio è stato solo piccolo aiuto ... un suggerimento sorriso. Il vero lavoro, andrebbe ancora svolto, perchè dovrebbe andare oltre la pubblicazione della lista di tutti gli emigranti. La mia idea, è quella di creare una community formata da tutte le persone interessate a rilasciare pubblicamente informazioni sui propri progenitori casolani emigrati in America. Sarebbe molto interessante inoltre, avere anche del materiale fotografico da pubblicare, come le foto già messe on line nella pagina introduttiva.
Penso comunque, che come inizio, questo lavoro sia già tanto d'aiuto ai cittadini residenti a Casoli o all'estero, poichè, senza la lista completa dei nomi (che include anche molti errori), farebbero fatica a trovare il proprio parente emigrato, usando solo il motore di ricerca del portale di ellisisland.org. Così è tutto più semplice ... è già fatto!!
Se la mia professione mi permetterà di trovare il tempo di approfondire questa ricerca, farò un'analisi basata sui dati a disposizione nelle schede di ogni emigrante, perchè credo che ciò, RIVESTA UNA NOTEVOLE IMPORTANZA SOCIALE E CULTURALE.
Mi complimento per la sua professione ed aspetto con ansia il suo nuovo lavoro, inoltre, mi auguro che gli abitanti del suo paese d'origine (nel Molise) le siano grati! occhiolino

Maria C.

PS: dimenticavo questo link http://casoli.iobloggo.com/archive.php?eid=2436283

data: Saturday, 17 September 2005 - 03:45:05 PM

Messaggio n.6

Maria Carmela, adesso, sono io che devo chiederti scusa per il ritardo della mia risposta. La tua gentile collaborazione è meravigliosa. Farò qualcosa di buono con questa informazione. Io sono uno storico e sociologo; ho studiato la comunità italiana a Filadelfia. Ti scriverò subito dopo aver finito il mio lavoro. Grazie, grazie di nuovo. Il tuo aiuto è veramente un tesoro per me.
Richard Juliani

data: Wednesday, 14 September 2005 - 02:18:32 PM

Messaggio n.5

ARCADIA PUBLISHING
224 State Street
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Phone: (603) 436-7564
Fax: (603) 436-7611

La Piccola Italia dal Dott. Emelise Aleandri

Separato da altri immigranti a causa della loro lingua, gli italiani che sono arrivato a New York City nel 1880s hanno formato spesso le Comunità oltre ai loro nuovi vicinoi. Collettivamente, si sono percepiti come piccola colonia italiana: La Colonia. In ciascuna delle cinque rioni della città, gli italiani hanno formato le vicinanze unite. Alcune di queste vicinanze hanno punteggiato Manhattan -- in Harlem orientale, il villaggio ad ovest, che cosa ora è SoHo ed il centro della città del lato orientale più basso, cavalcante la Via del Canale. La vicinanza più bassa del lato orientale ancora è identificata come "La Piccola Italia" di Manhattan ed è la vicinanza italiana più nota in America.

La Piccola Italia si compone delle fotografie raccolte dalle collezioni riservate e pubbliche numerose. La storia comincia con la prima fase degli immigranti ad abbassare Manhattan nel 1800s iniziale, compreso i rifugiati politici e religiosi quali Lorenzo Da Ponte e Giuseppe Garibaldi. Allora, nel 1870s, ci era un impulso nell'immigrazione italiana e La prima Piccola Italia di New York emerso. La storia tumultuoso dei cinque punti di zona, "Bloody Auld quartiere sesto" e molte facce e memorie dei giornali: L'Eco d'Italia e dal Il Progresso Italo-Americano, tutto è inclusa in questa storia pittorica attesa da tempo.

Il teatro immigrato Italo-Americano di New York City

Più di cento anni di storia locale portati a vita
dentro oltre duecento deliziosi fotografie

Il teatro immigrato Italo-Americano ha balzato a vita a New York City subito dopo le onde degli immigranti italiani versati in questo paese nel 1870s. L' espansione totale ha portato sia gli esecutori che i pubblici necessari per intrattenimento teatrale. Affamato per riconoscimento, supporto e lo scambio sociale, gli uomini e le donne dall' Italia ha formato i randelli teatrali dilettanti come un modo di soddisfare i bisogni impressionabili. Entro 1900, la Comunità aveva prodotto le forze principali che hanno creato il teatro Italo-Americano delle decadi seguenti.
Nel Teatro immigrato Italo-Americano di New York City, l' autore Emelise Aleandri rigenera l' eccitamento della fase con le fotografie notevoli, i programmi e l' altro memorabilia prestati generoso dalle famiglie della Comunità del teatro. Segue le fortune delle aziende di diciannovesimo-secolo più in anticipo ed introduce quelle che hanno presentato nel ventesimo secolo. All'interno di queste pagine sono le scene della commedia, della tragedia, del vaudeville e della radio, caratterizzante le stelle quale Mimi Cecchini, Guglielmo Ricciardi, Concetta Arcamone, Antonio Maiori, Rita Berti, Farfariello, Gilda Mignonette ed Olga Barbato. L'autorità internazionalmente riconosciuta a proposito del teatro di Italian-American, Aleandri osserva indietro il tempo perso in cui il teatro, che è oggi virtualmente inesistente, ha celebrato la coltura italiana in un modo che non sarà ripetuto mai.

Circa l'autore

La Dott. Emelise Aleandri, una nativa di Riva Del Garda, Italia, è una produttore, una direttore, un'attrice, e una cantante. Ha un Ph.D. in Teatro dall' Università della Città di New York. Emelise Aleandri è un'autore e una storica che ha contribuito ad un certo numero di libri e di articoli, tanti scritti, molti che si occupano della coltura italo-americana. Parla attraverso gli altoparlanti nel programma di studi umanistici del Consiglio dello Stato di New York Per gli studi umanistici. Il Teatro Immigrato Italo-Americano di New York City è stato ricevuto molto bene. Emelise era la destinataria di anno 2001 del premio di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia dall'ordine Figli d'Italia in America, e del premio Leone di San Marco dal Confereneza della Cultura Italiana. Il Dott. Aleandri è il direttore artistico di Frizzi & Lazzi La Antica Compagnia Musicale & Teatrale Italo-Americano che fa un giro della zona di tre stati.

Lei ha prodotto e parti del teatro ed esposizioni numerose dirette della televisione, fra loro due documentarie per la televisione: Teatro e Festa su CUNY/TV e sulla rete della vicinanza de Manhattan. Emelise serve anche da presidente del capitolo metropolitano de New York dell'associazione storica italiana americana. Come attrice, è stata descritta nell'anima delle pellicole il Crooklyn ed L'estate di SAM di Spike Lee; la produzione del teatro della Via della noce dei funerali italiani e di altre occasioni festive e la produzione di Off-Broadway Sweatshop. Ha generato il ruolo di Eleonora Duse nel programma televisiva Penguins e peacocks. Mettasi in contatto con prego il publicista, (603) a 436-7564, se desiderate ottenere ulteriori informazioni sul libro e sull'autore, usate le fotografie dal libro per un articolo della caratteristica, o usate il libro come dono promozionale ai vostri pubblici ascoltanti. Disponibile anche a: Barnes & Noble.com (www.bn.com) ed Amazon.com. ($19.99 - Softcover - 128 pagine - ISBN 0-7385-1062-9)

data: Friday, 26 August 2005 - 12:44:17 AM

Messaggio n.4
autore: Alice - Bologna

Complimenti per la nuova pagina sull'emigrazione, non pensavo che i casolani emigrati in America in quell'arco di tempo fossero così numerosi! stupore Ho trovato notizie di mio nonno emigrato nel 1922. A pensare che mio padre non ricordava neppure l'anno.
Saluti a tutti i casolani!

data: Thursday, 25 August 2005 - 09:57:52 AM

Messaggio n.3

Di che paese del Molise si tratta? Può rispondere anche in privaro se vuole. Grazie della visita e a presto !

data: Monday, 15 August 2005 - 05:01:36 PM

Messaggio n.2

Io ho parlato recentemente con Dominic Candeloro, e lui mi ha detto ch'è possibile di fare una lista per ogni paese, così come ha fatto Lei. Io vorrei una lista per un altro paese (in Molise). Prego, come ha fatto la lista per tutti gli emigranti di Casoli da solo? Grazie

data: Sunday, 14 August 2005 - 08:36:32 PM

Messaggio n.1
autore: Nico Mastrangelo - Casoli
e-mail: none

La nuova ricerca della redazione di casoli.org, riguardante l' emigrazione italiana, ha smosso in me il desiderio di riconfermare, per l' ennesima volta, che questo sito, fatto da pochissime persone, ha una valenza culturale e sociale impareggiabile: il nuovo lavoro sugli emigranti italiani d' inizio 1900 rappresenta un insieme sintetico e, al tempo stesso, di grande profondità di studi.
Complimenti

data: Monday, 08 August 2005 - 10:39:49 AM
   

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